Le intelligenze multiple erano note a Proust 64 anni prima dell’importante contributo di Gardner:
“Elstir aveva esercitato su Albertine un influsso benefico, ma parziale. Non tutte le forme dell’intelligenza avevano raggiunto in lei lo stesso grado di sviluppo. Il gusto della pittura aveva quasi affiancato quello del vestire e di tutte le espressioni dell’eleganza, ma non era stato seguito dal gusto della musica, che restava parecchio indietro.”
Marcel Proust, À l’ombre des jeunes filles en fleurs, 1919.
Howard Gardner, Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences, 1983.

Pierre Bonnard, Femme au perroquet, Musée d’Orsay, Parigi.
Ho concluso, dopo più di un anno, la lettura delle prime due parti (su sette) de La recherche du temps perdu. L’ho iniziata in occasione del centenario della morte di Proust (1922) ma anche dei cinquant’anni dalla mia maturità, per ricordare una bvravissima professoressa di francese che ci fece amare la letteratura facendoci leggere direttamente i testi in francese (i mitici Livres de poche, acquistati alla Lifra in piazza San Luigi dei francesi a Roma. Per La recherche mi procurai l’edizione Einaudi ma mi arenai dopo poco). Era il tempo di riprendere quella lettura che forse a 17-18 anni, almeno per me, è troppo impegnativa. A settant’anni hai molto tempo alle spalle e ti riesce più facile penetrare la dimensione temporale, avanti e indietro.
Quando leggi Proust, con calma e concedendoti tutte le soste, i rallentamenti, le accelerazioni che la lettura e i tuoi ritmi ti chiedono, sei sovrastato dalla sua straordinaria capacità di scrittura, non solo. Qualcuno ha detto che lo scrittore deve avere il dono della scrittura e il talento della narrazione. Bene, Proust li possiede entrambi al massimo livello.
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