
Circa un anno fa, dopo aver letto piacevolissimevolmente “L’Architettrice” di Melania Mazzucco, durante una delle visite alla libreria dell’Arco di Reggio Emilia, ho visto su uno scaffale “Jacomo Tintoretto & i suoi figli”, ultima edizione (la prima era del 2009). Non ho resistito e l’ho sfilato dallo scaffale per tenerlo in mano e soppesarlo, come se quel gesto potesse trasferire direttamente a me, per osmosi, il concentrato di sapienza contenuto nelle mille pagine del libro. La mia compagna, che era accanto a me, ha intuito la mia eccitazione ma anche la mia incertezza se acquistarlo o meno, considerato il costo non indifferente (48€). In un attimo me l’ha tolto di mano e ha detto “prendiamolo, te lo regalo”. Il bello delle coppie che funzionano è che l’altro/a sa essere complice di quella parte del partner che “vorrebbe ma non si decide”. E’ una sorta di gioco a quattro, la metà dell’uno/a prende l’iniziativa e si allea con la metà dell’altro/a che “vorrebbe ma non si decide” e forza la situazione. Nel mio caso le due metà “lettrici” si sono alleate e hanno avuto il sopravvento sulla mia metà “tirchia”.
Come spesso mi succede con i libri che poi mi appassionano moltissimo l’inizio della lettura è stato lento e difficile. Mi sono fermato a pag. 21 e ho riposto il libro sullo scaffale della mia libreria, dove è rimasto per quasi un anno. Questa mattina, dopo aver concluso la rilettura de “La trilogia di New York” (l’ultimo dei tre romanzi, “La stanza chiusa”, l’ho letto d’un fiato), ho deciso che è arrivato il momento di iniziare questo lungo cammino con Jacomo Tintoretto. Mi siedo comodamente in poltriona e ricomincio dall’inizio.
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