

Questa volta il mio ritorno a Roma è stato solo la prima tappa di un piccolo viaggio in Abruzzo (vedi prossimo articolo). Con mio fratello siamo partiti per un viaggio della memoria, che ci ha portato a rivedere i luoghi delle nostre vacanze di tantissimo tempo fa, quando finite le scuole partivamo per raggiungere i nonni in Abruzzo.
Una volta tornati a Roma abbiamo trovato un lunedi splendido, pieno di sole, con una luce che solo Roma può regalare. Non ricordo in quale dei suoi scritti Pasolini sostiene che Roma è colorata con i toni del giallo e dell’arancio. Verissimo.
Decidiamo di fare una bella passeggiata in centro. Prendiamo la metro a Cornelia e scendiamo a Flaminio. La zona che voglio rivedere passeggiando è quella del tridente: via Ripetta, via del Corso e via del Babuino. Percorriamo via Ripetta, raggiunta piazza Augusto Imperatore passiamo davanti al nuovo Hotel Bulgari, tagliamo per via Tomacelli (quanti ricordi…) e arriviamo in via Condotti. Questa strada è come un centro commerciale, ma a cielo aperto e popolata esclusivamente dai marchi del lusso internazionale. Però, c’è da dire che quando in fondo alla strada vedi la scalinata di Trinità dei Monti dimentichi la sua natura venale ed esclusiva e vai avanti, attratto da quella visione.
Manco da quasi vent’anni, salvo alcune visite durante i fine settimana, e sono colpito dalla rapida rotazione delle attività commerciali, alcuni negozi storici non esistono più, prevalentemente sostituiti da negozi di abbigliamento o collegati all’alimentare. Via del Babuino, specialmente nel tratto verso piazza di Spagna, ospita i grandi marchi che non hanno trovato posto in via Condotti. Cerco con lo sguardo il negozio di Flos, sparito, un po’ più giù dopo la chiesa anglicana cerco la gioielleria Ansuini, sparita anche quella. Molte altre sparizioni nel passato hanno contribuito a cambiare la natura di questa punta del tridente, a cominciare dall’atelier-museo Canova Tadolini, accanto alla chiesa di Sant’Atanasio che nel 2003 è stato trasformato in ristorante, pur conservando molte testimonianze del museo. Dieci anni dopo a chiudere i battenti è stata la libreria Feltrinelli, la prima aperta a Roma (1964), molto frequentata da un ambiente artistico e culturale che spesso abitava nelle vicinanze (via Margutta, via dei Greci, via dell’Oca ecc.), oltreché da tanti studenti squattrinati che spesso dimenticavano di passare alla cassa. E che dire del Caffè Notegen, altro storico punto di ritrovo di tanti artisti e intellettuali, aperto nel 1875 e chiuso nel 2007.

A piazza del Popolo decidiamo di attraversare il Tevere e raggiungere Prati, in particolare Via Cola di Rienzo dove nel 2021 c’è stata una delle sparizioni più importanti che hanno interessato il quartiere Prati, quella della salsamenteria e tavola calda Franchi, presente in Via Cola di Rienzo da un secolo. Un luogo storico che è stato per anni il punto di riferimento eno-gastronomico di chiunque sia passato per la via a fare compere ma anche di chi in quella zona viveva e/o lavorava. I romani mi capiscono. Chi non ha mangiato al volo una pizzetta, una crocchetta o un supplì da Franchi? Chi, in difficoltà nella preparazione all’ultimo momento di una cena con gli amici, non è passato da Franchi? La scelta era sempre ampia e di qualità, c’è chi da Franchi ha ordinato perfino il cenone. La sua chiusura è stata un brutto colpo per i buongustai di Roma nord. L’attività di Franchi è stata rilevata da Castroni, altro marchio storico di Roma. Presente dal 1932 a Via Cola di Rienzo, proprio accanto a Franchi, Castroni negli anni ha aumentato la sua presenza in città fino ad arrivare a 10 punti vendita sparsi nei diversi quartieri. La specialità di Castroni è il caffè, ma nel tempo l’offerta si è estesa ai cosiddetti prodotti coloniali. La famiglia Castroni ha ristrutturato i locali e ha deciso di mantenere il tipo di offerta che aveva Franchi, un’offerta eno-gastronimica di qualità. Così è nato Gabrini, il nuovo nome del locale aperto nel dicembre 2023.
Cola di Rienzo, il politico e militare del XIV secolo che tentò a Roma la costituzione di un Comune, in realtà si chiamava Nicola di Lorenzo Gabrini. I nuovi proprietari, nel solco della tradizione risorgimentale che dopo l’Unità volle assegnare a questa lunga strada (una sorta di magnificent mile romano) il nome di Cola di Rienzo, hanno deciso di dare al nuovo locale il nome di Gabrini.
L’unico modo per fare un sopralluogo in un locale del genere è entrare e mangiare. Così mio fratello ed io siamo entrati e abbiamo fatto un pranzo rapido, come si addice al locale. Del resto lo richiedevano anche l’ora e la gran camminata fatta durante la mattina. Per me filetto di baccalà, supplì, cicoria ripassata, per mio fratello filetto di baccalà, insalata di polpo e patate.

Non solo Roma è “cento città”, ogni quartiere fa storia a sé, ma anche ogni “città nella città” cambia identità nel corso del tempo, non necessariamente nel corso dei secoli, anche i decenni vanno bene.
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