Tra i tanti criteri per classificare le mie letture potrei considerare quella del tempo che impiego per andare dalla prima all’ultima pagina. Infatti, in alcuni casi mi succede di iniziare la lettura al mattino e di concluderla entro la sera dello stesso giorno, tutt’al più entro la notte. In altri casi, invece, la lettura può durare molto più a lungo anche più di un anno. Per esempio, appartengono al primo gruppo (lettura lampo) i testi di Manzini (serie di Schiavone) o quelli di Connelly (serie di Bosch), nel secondo gruppo (lettura lenta) posso inserire L’architettrice di Mazzucco e I figli della mezzanotte di Rushdie. Per esperienza personale so per certo che il piacere, il coinvolgimento, l’apprezzamento della qualità del testo, l’arricchimento personale non sono collegati alla variabile “tempo di lettura”. Forse, ma solo in parte, il piacere (quello che si prova quando sei curioso di vedere come va a finire e divori le pagine). Infatti, non è detto che se fatico a ingranare la marcia e interrompo spesso la lettura alla fine non apprezzi l’esperienza. Anzi, i due testi citati nel secondo gruppo (lettura lenta) mi sono piaciuti moltissimo. I figli della mezzanotte è stato per anni il mio romanzo cult. Nelle ultime settimane ho fatto esperienza sia di letture lampo (ultimo Manzini, ultimo Connelly, ultimo De Giovanni) sia di letture lente (ultimo Murakami). La lettura de La città e le sue mura incerte (Murakami) è talmente lenta che è ancora in corso mentre scrivo, pur essendo iniziata prima degli altri tre, anzi diciamo che attualmente è in stand by.
Nel frattempo ho fatto la conoscenza della terza serie creata da Maurizio De Giovanni, quella di Mina Settembre e ho arricchito la mia raccolta di detective/commissari con un nuovo personaggio: Kostas Charitos, creato da Petros Markaris.






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