
Ho visitato Lisbona per la prima volta trent’anni fa, nell’estatae del 1994. Restai circa un mese, ospite di Pallina, abruzzese trapiantata a Lisbona subito dopo la rivoluzione dei garofani e da allora brillante imprenditrice della ristorazione, oltre che generosissima ospite. Facendo base a casa sua feci delle puntate a Coimbra, Porto, Guimaraes. Fui tanto affascinato da Lisbona che negli anni successivi ci tornai altre due volte.
Il piccolo appartamento preso in affitto per quest’ultima visita (15-22 luglio 2024) si trova nel quartiere che si arrampica sulla collina che si alza dietro il Rossio, in Calçada de Sant’Ana. Un quartiere popolare, con molti immigrati. Il signore che ci ha accolto per conto di Booking.com ci ha detto, con un pizzico di civetteria, che si tratta di un quartiere multiculturale. Dalle finestre che si aprono davanti alle nostre si intravedono più camere con molti letti a castello, alle finestre molti panni stesi. Questo è un tratto distintivo del quartiere, ovunque panni stesi alle finestre. Un tratto distintivo di tutti i quartieri popolari, non solo a Lisbona. Considero i panni stesi come una bandiera popolare, “siamo poveri e siamo puliti”. In altri quartieri, non certo popolari, come il Chiado (vedi foto di apertura) non si vedono panni stesi alle finestre, neanche per sbaglio e non solo perché ci sono molti uffici.
In questa pagina, perciò, proporrò immagini di una Lisbona diversa, immagini dei panni stesi e della multiculturalità del quartiere.
















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